Da lettore a educatore (e spezzare il cerchio del bibliopossesso)

Mi chiedo se la mia bibliomania in fondo non sia un effetto diretto di una cattiva abitudine della mia famiglia d'origine (come mi piace chiamarla per distinguerla da quella che ho formato con mia moglie e mia figlia).

In casa si è sempre letto tanto: ai tempi d'oro in cui non esistevano ancora gli e-book reader e si partiva per le vacanze estive, eravamo soliti preparare la “valigia dei libri”. Be'... immaginate tre persone di età variabile tra i 16 e i 60 anni, ognuno con una mezza dozzina di libri da leggere. Era l'unica soluzione pratica!

Il punto è che... i miei genitori mi hanno portato naturalmente ad amare la lettura (e questo è un bene), ma anche il possesso dell'oggetto libro (e questo è un male). Il mantra è sempre stato “no, ma è meglio comprarlo... così puoi leggerlo e rileggerlo quando vuoi e nei tempi che vuoi”. La diretta conseguenza di questo atteggiamento è stata una totale disabitudine a frequentare le biblioteche e al suo posto un'abitudine all'accumulo seriale di carta (che fosse “buona” o “cattiva” ora non entro nel merito).

Ancora peggio, non c'è mai stata l'abitudine a condividere libri, se non all'esterno del nucleo familiare. È vero che le poche volte che lo feci spontaneamente, quei poveri volumi mi tornarono con la costa a fisarmonica e gli angoli stondati... Ma questo rientra nella categoria “manie fantastiche e dove trovarle” e non penso vi interessi davvero.

E a corollario di questa malsana abitudine familiare, si aggiunge che [prendo un respiro forte] i libri non letti venivano buttati. No, dico sul serio. Nella raccolta differenziata “perché tanto non interessano a nessuno”. E sappiate che sono stato il primo a rompere almeno questo cerchio e a usare selvaggiamente il bookcrossing per dare nuova vita a quei poveri orfani.

Insomma, facciamola breve: io i libri li acquisto in quantità e mi ritrovo molto spesso a far prendere loro polvere nel nome del fantomatico “e se poi lo cerco e non lo trovo?”.

A maggio compio quarant'anni. Potete immaginare quanti libri ho acquistato, dato via, riacquistato o semplicemente accumulato. Ho una stanza due metri per due con cinquanta metri lineari di scaffali per conservare i libri, per Diana!.

Volente o nolente, è difficile uscire dalla mentalità del possesso. Ed è difficile “rompere il cerchio”.

Ora ho una figlia di due anni che, non so se per genetica o abitudine instradata, è molto propensa alla lettura. La sua piccola biblioteca (la vedo qui di fronte a me mentre scrivo) in questo ultimo anno ha già una consistenza di una ventina di volumi. Che è molto più di quello che io abbia mai posseduto fino ai miei dieci anni.

Con mia moglie (lei non è una lettrice forte, ma sta incoraggiando tantissimo la piccolina) ci siamo detti: diamo una buona educazione a questa bimba. Non c'è nulla di male ad avere i suoi libri preferiti, che può rileggere a piacimento. E vi assicuro che vuol dire rileggere lo stesso libro anche quattro volte di fila ogni giorno per una settimana, per poi accantonarlo e riprenderlo con lo stesso interesse due mesi dopo. Ma vogliamo anche che si abitui all'idea che il libro è un oggetto che merita rispetto per le storie che contiene, ma che può essere un bene condiviso. E che ci sono posti dove non solo ci sono molti più libri di quanti potremmo mai acquistarne e conservarne, ma che permettono di leggerli in loco, condividerli con altri bambini...

Sì, ovviamente parliamo di biblioteche. E Milano ne ha decine, mediamente fornite e alcune addirittura specializzate. Per esempio, abbiamo scoperto che la biblioteca rionale più vicina è dotata di un rinomato spazio bambini con una nutrita selezione (ho fatto un conto a colpo d'occhio... sono più dei libri per gli adulti) e un bellissimo spazio lettura dedicato solo a loro.

E così dopo più di dieci anni sono tornato in biblioteca. Le avevo frequentate molto quando ero rimasto senza lavoro al termine della mia collaborazione universitaria e mi ero fatto la tessera. Allora inforcavo la bici e andavo a “respirare l'aria degli scaffali”, per non stare tutto il tempo in angoscia per il lavoro non ancora trovato.

Ho scoperto che la mia tessera è ancora attiva (non l'avrei detto di questi tempi di utenze effimere, eppure perché avrebbe dovuto essere il contrario?) ed è stato emozionante prendere in prestito il primo volume per mia figlia (insieme ai saggi di Ursula Le Guin, perché vabbè... come si fa a resistere quando lo vedi nel bando novità?).

Ma l'emozione maggiore è stata vedere la felicità di una creaturina di due anni che sgambetta tra tavoli e rastrelliere e sceglie i libri da farsi leggere. Che si accoccola sulla sua seggiolina e ci ascolta rapita. Che impara a non litigarsi il volume con la bimba a fianco che l'aveva già preso in mano prima che arrivasse.

E poi ho scoperto che ci sono una quantità di iniziative dedicate ai piccoli e organizzate in loco... E c'è il gruppo di lettura per grandi al quale mia moglie e io stiamo considerando seriamente di partecipare per darci un obiettivo e riprendere un po' questo sano hobby.

Si frequentano troppo le librerie non solo come negozi, ma anche come spazi di aggregazione culturale. Si guardano troppo le locandine eventi di Librerie Mondadori e Feltrinelli e non si considera che in una grande città come la mia le biblioteche fanno quello che in realtà dovrebbero fare e hanno sempre fatto: non sono solo dei magazzini di libri da prendere in prestito, ma luoghi di ritrovo e diffusione culturale al servizio della comunità e nel quale la comunità può ritrovarsi e condividere.

Per me è un po' tardi... ripulire i miei pensieri e abitudini da una mentalità capitalista, borghese e individualista è una lotta continua contro la mia stessa educazione. Ci provo, la maggior parte delle volte fallisco, poi riprovo... E penso che continuerò così vita natural durante.

Io non so perché abbiamo questo valore del possesso accumulatore degli oggetti (non sono un ipocrita, ce l'ho eccome e non solo per i libri). Ma se posso dare una piccola sana abitudine a mia figlia e tentare di “spezzare il cerchio” almeno su una piccola cosa... sarei un educatore tremendo se non ci provassi.


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